mercoledì 11 giugno 2008

L'informazione digitalizzata: metafora del comunismo?

Slavoj Žižek, filosofo in quel di Ljubljana e assurto a fama mondiale ormai da alcuni anni, si chiede se la rivoluzione dell'informazione non sia l'esemplificazione ultima della tesi di Marx secondo la quale, ad un certo stadio del loro sviluppo, le forze produttive entrano in conflitto con i rapporti di produzione vigenti. Il filosofo marxista, ancor più esplicitamente, si domanda: "la prospettiva di un 'villaggio globale' non segnala la fine delle relazioni di mercato, almeno nella sfera dell'informazione digitalizzata?".

Non si vuole qui ovviamente, e non per mancanza di volontà, riassumere lo sterminato dibattito sulla filosofia del P2P, della condivisione e dello scambio gratuito che il diffondersi su scala planetaria della Rete quale strumento di comunicazione pure ha parallelamente sollevato. Tuttavia la sollecitazione di Žižek appare molto stimolante nella potenza della metafora proposta. Non che brilli di particolare originalità l'idea di leggere il web quale nuova ideale forma nella quale collocare la sperimentazione di nuovi, e superiori, rapporti tra le donne e gli uomini, poiché la stessa antica contrapposizione tra Gemeinschaft (la comunità) e Gesellschaft (la società), e quindi tra i valori fondanti di ambedue le formazioni, sembra esplicitarsi  in maniera quasi paradigmatica quando ci avventuriamo nella selva oscura dell'informazione digitalizzata, esponendoci al rischio connesso di smarrire la diritta via.

Abbiamo pochi ingredienti per la nostra torta, al momento. Una rivoluzione nel modo di elaborare e diffondere le informazioni, una comunità destinata a crescere, ma che per ora presenta ancora i tratti di una élite, che attorno a questa rivoluzione si aggrega e qualche pensatore che, osservando tale realtà, legge in questo sviluppo la metafora del superamento dei rapporti sociali capitalistici. Ancora troppo poco, come si vede. Una traccia di ragionamento dalla quale non si può prescindere tuttavia, e che riprenderemo con maggiore approfondimento. Scopriremo forse che il villaggio globale, in quanto non-luogo, in quanto processo, è animato  anch'esso dallo scontro tra le forze della felicità e quelle dell'infelicità, così come i luoghi fisici, reali. La lotta è aperta, l'esito incerto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie alla informazione via internet sappiamo possiamo anche sapere che la felicità non è conciliabile con il consumismo:
http://napoli.indymedia.org/node/4677

Anonimo ha detto...

Indubbiamente, se non si alimenta una coscienza critica e problematizzante, qualchuno può anche arrivare a conclusioni deformate. E se il comunismo e la felicità fossero, in realtà, sinonimi? Mi sembra più probabile.